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Il
Presidente Napolitano risponde ai cittadini dopo l’emanazione del
Decreto-legge interpretativo per lo svolgimento delle elezioni
amministrative del 28-29 marzo 2010
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Quirinale, 06/03/2010
Signor
Presidente della Repubblica,
le chiedo di non firmare il decreto interpretativo proposto dal governo
in quanto in un paese democratico le regole non possono essere cambiate
in corso d'opera e a piacimento del governo, ma devono essere rispettate
da tutte le componenti politiche e sociali per la loro importanza per la
democrazia e la vita sociale dei cittadini italiani.
Confidando nella sua serenità e capacità di giudizio per il bene del
Paese e nel suo alto rispetto per la nostra Costituzione.
Cordiali saluti
Alessandro Magni
Signor
Presidente Napolitano,
sono a chiederle di fare tutto quello che lei può per lasciarci la
possibilità di votare in Lombardia chi riteniamo che ci possa
rappresentare. Se così non fosse, sarebbe un grave attentato al diritto
di voto.
In fede
M. Cristina Varenna
Egregio
signor Magni, gentile signora Varenna,
ho letto con attenzione le vostre
lettere e desidero, vostro tramite, rispondere con sincera
considerazione per tutte le opinioni dei tanti cittadini che in queste
ore mi hanno scritto.
Il problema da risolvere era, da
qualche giorno, quello di garantire che si andasse dovunque alle
elezioni regionali con la piena partecipazione dei diversi schieramenti
politici. Non era sostenibile che potessero non parteciparvi nella più
grande regione italiana il candidato presidente e la lista del maggior
partito politico di governo, per gli errori nella presentazione della
lista contestati dall'ufficio competente costituito presso la corte
d'appello di Milano. Erano in gioco due interessi o "beni" entrambi
meritevoli di tutela: il rispetto delle norme e delle procedure previste
dalla legge e il diritto dei cittadini di scegliere col voto tra
programmi e schieramenti alternativi. Non si può negare che si tratti di
"beni" egualmente preziosi nel nostro Stato di diritto e democratico.
Si era nei giorni scorsi espressa
preoccupazione anche da parte dei maggiori esponenti dell'opposizione,
che avevano dichiarato di non voler vincere - neppure in Lombardia -
"per abbandono dell'avversario" o "a tavolino". E si era anche da più
parti parlato della necessità di una "soluzione politica": senza
peraltro chiarire in che senso ciò andasse inteso. Una soluzione che
fosse cioè "frutto di un accordo", concordata tra maggioranza e
opposizioni?
Ora sarebbe stato certamente
opportuno ricercare un tale accordo, andandosi al di là delle polemiche
su errori e responsabilità dei presentatori delle liste non ammesse e
sui fondamenti delle decisioni prese dagli uffici elettorali
pronunciatisi in materia. In realtà, sappiamo quanto risultino difficili
accordi tra governo, maggioranza e opposizioni anche in casi
particolarmente delicati come questo e ancor più in clima elettorale:
difficili per tendenze all'autosufficienza e scelte unilaterali da una
parte, e per diffidenze di fondo e indisponibilità dall'altra parte.
Ma in ogni caso - questo è il punto
che mi preme sottolineare - la "soluzione politica", ovvero l'intesa tra
gli schieramenti politici, avrebbe pur sempre dovuto tradursi in
soluzione normativa, in un provvedimento legislativo che intervenisse
tempestivamente per consentire lo svolgimento delle elezioni regionali
con la piena partecipazione dei principali contendenti. E i tempi si
erano a tal punto ristretti - dopo i già intervenuti pronunciamenti
delle Corti di appello di Roma e Milano - che quel provvedimento non
poteva che essere un decreto legge.
Diversamente dalla bozza di decreto
prospettatami dal Governo in un teso incontro giovedì sera, il testo
successivamente elaborato dal Ministero dell'interno e dalla Presidenza
del consiglio dei ministri non ha presentato a mio avviso evidenti vizi
di incostituzionalità. Né si è indicata da nessuna parte politica quale
altra soluzione - comunque inevitabilmente legislativa - potesse essere
ancora più esente da vizi e dubbi di quella natura.
La vicenda è stata molto spinosa,
fonte di gravi contrasti e divisioni, e ha messo in evidenza l'acuirsi
non solo di tensioni politiche, ma di serie tensioni istituzionali. E'
bene che tutti se ne rendano conto. Io sono deciso a tenere ferma una
linea di indipendente e imparziale svolgimento del ruolo, e di rigoroso
esercizio delle prerogative, che la Costituzione attribuisce al
Presidente della Repubblica, nei limiti segnati dalla stessa Carta e in
spirito di leale cooperazione istituzionale. Un effettivo senso di
responsabilità dovrebbe consigliare a tutti i soggetti politici e
istituzionali di non rivolgersi al Capo dello Stato con aspettative e
pretese improprie, e a chi governa di rispettarne costantemente le
funzioni e i poteri.
Cordialmente
Giorgio
Napolitano
Roma, 6
marzo 2010
Fonte: sito web del Quirinale
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